giovedì 1 ottobre 2015

La scala del disordine

La scorsa settimana sono caduta dalle scale. Uscivo da casa di amici, pioveva e mentre mi concentravo per aprire l'ombrello, ho appoggiato male il piede e 'tutti giù per terra', come nella filastrocca dei bambini. 
Sono atterrata in ginocchio a metà della scala, che conta diciassette gradini e mi chiedo: non se ne poteva fare uno in più o uno in meno? Insomma, il diciassette è particolarmente infausto, ci vuole proprio un senso dell'umorismo perverso per non cambiare il numero... 
Pur essendo planata in ginocchio, ho comunque riportato una serie di lividi dal ginocchio alla caviglia a distanza gradino. Fantozziano. Se la racconto in giro mi chiedono: ma come fai? Non lo so. Ognuno nasce con un talento e forse questo è il mio, per quanto insano e bislacco. A volte penso che capitino solo a me. 
Forse è solo distrazione o stanchezza, ma quest'anno è già la seconda volta che mi capita. La prima, all'inizio dell'estate, stavo uscendo da un bar in centro, metto male il piede anche quella volta e giù io... essendoci solo un gradino, però, di lividi ne ho riportato uno solo, sul ginocchio che ha frenato la caduta... Una figuraccia da non crederci.... un male al ginocchio da piangere...
Di certo ora so che il detto 'quando cadi vedi tutta la vita che ti passa davanti' è parzialmente vero. Quando sono caduta dalle scale, nel momento stesso in cui ho sentito che il piede non aveva incontrato il gradino, già vedevo che stavo volando giù e già pensavo oddio no, no... ho letteralmente visto quanto male avrei potuto farmi, e cosa avrei potuto fare per aggrapparmi al corrimano e ho anche pensato che avrei voluto tornare un passo indietro per stare più attenta e tutto nello spazio di una frazione di secondo. Giusto il tempo di cadere. Una cosa strana. La mente e i suoi percorsi. 
La volta del bar mi sono rialzata subito, posto pubblico, si pensa subito alla figura mai al male che ci si  è effettivamente fatti. Qualcuno, ricordo di aver visto con la coda dell'occhio, ridacchiava pure e io pensavo che mi ero fatta davvero male, che atterrare sul cemento a peso morto non corrisponde all'idea di divertimento di nessun essere umanoo sano di mente e che, a voler ben guardare, non c'era proprio niente da ridere. Semmai, c'era da chiedere se avevo bisogno di qualcosa, magari ridendo, si, ma almeno chiedere, ma pazienza... Questa volta delle scale mi sono tirata su e poi seduta sui gradini malefici e ho sospirato, mi sono accertata di essere ancora integra e funzionale, ho pianto, più per il fatto di essere così maldestra che per il male, poi mi sono alzata e me ne sono andata, pensando...
E mi è venuto in mente un libro che lessi tanti anni fa, si intitolava 'Diario di una sciamana di città', di Corine Sombrun. In qualche punto del libro l'autrice scriveva che 'per i Mongoli il fatto di tagliarsi o di avere un incidente è segno di un'anima in disordine'. 
Mi sono chiesta se fosse il mio caso. Il nostro disordine interiore che si trasforma in disordine, caos e sventatezza esteriore. E cadi. O ti tagli. O sei distratta. E allora cadi. O ti tagli. 
Può essere, mi sono detta. Penso che la cosa nasconda un fondo di verità. Proprio perchè prestiamo poco orecchio alle esigenze della nostra anima, del nostro inconscio, o perchè abbiamo perso ogni connessione con il nostro io più nascosto, quello richiama la nostra attenzione con atti sovversivi.
Effettivamente la mia anima è un po' agitata ultimamente. Ne ho già scritto, non mi dilungo. Un periodo un po' di fatica, come se le cose e le situazioni avessero i contorni sfilacciati, confusi, poco chiari... ne ho preso atto, sono convinta che sia solo una fase da attraversare. Capita di passare delle fasi in cui forse bisogna fermarsi per riflettere, per fare il punto della situazione, per vedere dove si sta andando, se la strada è giusta, o anche solo per ricaricare le batterie e ripartire più centrati e concentrati, così da vedere bene dove si mettono i piedi...

domenica 13 settembre 2015

Le piccole cose fuori posto

In questo particolare periodo della mia vita mi piacerebbe molto vivere dentro uno di quei blog dedicati alla cucina. Oppure, potendo addirittura scegliere, entrare in una di quelle riviste dalle copertine patinate che si occupano di arredamento shabby chic. Shabby chic, suonano eleganti e ordinate perfino le parole. Un salto nel virtuale o nella carta stampata, stile Pleasantville.
Guardo le foto dei blog o sulle riviste e sospiro... è tutto così bello, preciso, pulito, ordinato... perfino poetico.  Poi guardo la mia cucina dopo aver preprarato il pranzo, o anche mentre lo sto preparando, se proprio voglio farmi del male, e sembra che qualche mobile sia esploso durante la mattina... o sembra che io sia in fase di trasloco... 
E non sto parlando di mega pranzi e/o cene con gli amici o pranzi per le feste comandate. No. Parlo di cucina domestica per semplici necessità di sopravvivenza quotidiana. 
Va bene, mi dico, la cucina è piccola, basta impastare della pasta e poi stenderla che già lo spazio diventa una questione di vita o di morte. Eppure, questa piccola scusa non mi soddisfa del tutto. 
Va bene, aggiungo, non sono a livelli di catastrofe ambientale; c'è ancora spazio per muoversi, sedersi su sedie e poltrone... manca però quell'ordine beato che regna sovrannaturale nei blog o nelle riviste... certo, sospetto che prima dei servizi fotografici tutto venga sistemato per bene, o anche accatastato in quell'unica stanza che nessuno ammetterà mai che esiste, ma che tutti hanno, anche se ridotta ad uno scatolone da nascondere sotto al letto.
Anche se non ho mai creduto fino in fondo alle case immacolate, almeno per quanto riguarda le case di amici e parenti e conoscenti, quelle nelle quali puoi imbatterti ogni giorno, non quelle delle riviste, per intendersi, non le ho nemmeno mai amate perchè ho sempre pensato che fossero un po' inquietanti. Se c'è troppo ordine vuol dire che nessuno ci vive in una casa, vuol dire che non si vive la casa. Insomma, la casa in cui si vive non può essere come un museo, bisogna avere la libertà mentale di sapere che, se proprio proprio ti prende in un pomeriggio non ben definito, devi avere la possibilità di saltare perfino sul materasso del tuo letto, come fanno nei film certe volte.
...eppure, nonostante questa sottile inquietudine nei confronti del super-ordine, da me, in questo periodo, ci sono tante piccole cose fuori posto, cose che potrebbero facilmente trovare un qualche tipo di collocazione fuori dal mio campo visivo e di movimento. Cose che mi disturbano proprio perchè non riesco a trovare loro un posto fuori dal mio campo visivo.
E' come se non avessi il controllo e penso che la mia casa rifletta un po' la mia situazione di vita generale... come se non avessi controllo o un piano regolatore, tutto avviene, si modifica, si evolve di giorno in giorno senza definizioni. Non so se è bene o è male, cerco di evitare dicotomie etiche, perchè altrimenti non ne esco più...
Tuttavia, se l'ordine incerto che mi circonda un po' mi infastidisce, allora vuol dire che questa situazione del non controllo non mi piace molto... e infatti a me piace pensare di poter fare sempre tutto da sola, ma in realtà non ci riesco o mi riesce quanto meno difficile, come in questo periodo... ma sono anche ostinata e orgogliosa e mi è molto difficile chiedere, sia anche chiedere semplicemente aiuto...
E quindi per ora le piccole cose fuori posto resteranno fuori posto ad aspettare la stanza che non esiste oppure una collocazione tutta per loro... quanto a me, mi limito a prendere nota dei cambiamenti dell'anima, delle situazioni della vita, ma senza soffermarmi troppo sul loro aspetto negativo. Non ho voglia di pensare che sono disordinata, amante del controllo, poco efficiente o totalmente senza indirizzi ora... preferisco pensare che sia una fase della vita da attraversare, che qualcosa di buono ne verrà fuori alla fine, che forse devo solo riflettere e accettare... e mentre rifletto faccio marmellate, che trovo decisamente più producente dell'incaglirmi in pensieri melmosi... c'è una specie di potere taumaturgico nel mescolare la frutta e lo zucchero e lasciare andare quello che non va, riciclarlo quasi in qualcosa di buono, in tutti i sensi...

mercoledì 9 settembre 2015

dalla tv alla complessità della vita.

Molte volte seguo la televisione solo ascoltandola perchè, a meno che non si tratti di un film che voglio davvero davvero vedere, ci sono sempre almeno un milione di cose da fare e la tv mi fa da sottofondo. Cucino, pulisco, lavo i piatti, scrivo sul blog e intanto ascolto... e spesso e volentieri, ultimamente, quando sento la parola 'sexy', mi prende una specie di prurito uditivo... un fastidio che dall'orecchio si irradia veloce a zone imprecisate della mente e dell'anima... 
Per un po' ho lasciato stare, non importa mi sono detta, avanti dritta, sempre... ma poi mi sono fermata a chiedermi perchè mi infastidisce così tanto. A quanto pare questo è un periodo di riflessione sui fastidi dell'anima. Una cosa che forse non puoi spiegare al tuo medico di base, (un po' alla Mina e Grillo in 'Dottore'): dottore, ho l'anima infastidita, che posso fare? Metto un cerotto? Una pomata? No. Allora ci penso. 
Mi infastidisce perchè penso: possibile che sia una delle poche cose importanti, se non vitali? Possibile che se non sei sexy sei out? Possibile che non ci siano altre qualità da sdoganare? In questi anni? Possibile? Possibile che ti devi vestire, tirare, agghindare, aggiustare solo per essere sexy? Possibile che devi andare in palestra, calzare scarpe, infilare biancheria e vestiti solo per essere sexy? Ma perchè? E per chi? 
Possibile che non si possa parlare anche d'altro?
Possibile che non si possa dire che si può essere tante cose diverse, ed essere ugualmente, se non di più, interessanti? Che si può essere, per esempio, gentili, educati, simpatici, perfino degli idioti inenarrabili e guadagnare punti su tutta la linea del campionario 'sexy'? 
Possibile che non si possa dire che le alternative alla palestra, al fisico sempre in tiro e perfetto, all'inutile e sciocco e sterile tentativo di fermare il tempo e cristallizarsi in una giovinezza di plastica sono le mille piccole attività di cui è fatta la vita...non lo so, penso per esempio allo stare in cucina e preparare qualcosa di buono che poi dividerai con altri, alla ricetta che condividerai con l'amica e che passerai un giorno a qualcun'altro... penso alla piccola soddisfazione che ti darà quella rosa fiorita come una sfida, quasi, perchè avevi raccolto una pianta che qualcuno aveva buttato via e tu le hai dato una seconda possibilità...
penso ai piccoli fastidi anche, il dover lavare montagne di piatti e sistemare e pulire e rimettere in ordine tutti i santi giorni sempre le stesse cose, per esempio... o al tuo cane che ti sradica sistematicamente le piante che incontra nelle sue perlustrazioni... 
Ma è così. E' la vita. E' qualcosa di incredibilmente semplice e paradossalmente complicato. 
Certo, la cosa 'sexy' è tentatrice, anche a me piacerebbe andare a letto la sera con la camicia di seta, le ciabattine col tacchetto e il ciuffetto di pizzo e, chi lo sa, le mille e una notte poi... 
...però, tutto sommato, preferisco una sana realtà e un po' di umorismo... preferisco alzarmi al mattino con il mio nido di capelli spettinati e indomabili e pensare che anche oggi ce la farò e sarò io, come piace a me, perchè piace a me, perchè lo dico io, perchè lo decido io, perchè la vita non si può etichettare e catalogare, perchè bisogna reinventarsi tutti i giorni per arrivare integri e ancora sani di mente la sera...
e perchè penso che la sera, quando vai a dormire, è molto più importante essere soddisfatti di sè e di quello che si ha fatto durante il giorno, del tipo di biancheria che indossi... 
così come penso che durante il giorno è decisamente più importante essere equilibrati e completi e gentili col prossimo, ma anche avere qualcosa di interessante da dire, avere delle opinioni e dei punti di vista propri e anche delle sensazioni sui fatti della vita, rispetto al basare tutto esclusivamente su quello che si indossa o su come lo si indossa....

mercoledì 26 agosto 2015

Il sottile equilibrio tra devo e vorrei...

...ricordo un film di tanti anni fa, una commedia americana-molto-americana e molto moderna. Il titolo l'ho eliminato ma mi è rimasta impressa questa cosa che diceva la protagonista: che le donne fanno sempre delle liste per ricordarsi tutti gli impegni della giornata. 
E' vero. Le faccio anch'io le liste. Preferibilmente mentali, ma a volte, in quelle giornate complicate e pesanti che ti piombano addosso ogni tanto, me le devo pure scrivere. Che poi, una volta scritte non le controllo più, ma il sapere di averle mi dà una garanzia in più che riuscirò a fare tutto, ma proprio tutto. Infallibile. Come sempre. Come ci si aspetta da me. Sempre. 
...così è da qualche tempo che rifletto sul fatto che la parola 'devo' risuona sempre più spesso nel mio vocabolario mentale. Minacciosa e inquietante. Di una pesantezza sfiancante quasi. 
Mi alzo la mattina e già comincio col devo fare questo e quello, faccio colazione col devo, mi vesto e continuo a 'dover' questo e quello... fino a pomeriggio inoltrato e a sera, quando i 'devo' di oggi lasciano già posto ai 'devo' di domani...
...e un giorno imprecisato questo 'devo' è uscito dal cono d'ombra del subconscio e si è palesato. 
Ho preso paura, sul serio. Ho cercato di sostituirlo con un più rassicurante 'dovrei', ed anche ad eliminarlo del tutto, lasciando solo una lista sconnessa di sostantivi: dentista, spesa, carrozzeria, immondizie, biblioteca, colloqui, scuola... 
...una volta diventato un pensiero conscio, ho cercato di spiegarmi perchè sono così ossessiva con i doveri, in particolare in questo periodo. E' perchè penso che tutti si aspettino sempre il massimo da me o perchè sto cercando di tenere tutto sotto controllo, in particolare in questo periodo? E' perche percepisco che il mio modo di sentire e vedere è cambiato ultimamente e non so se mi piace o meno e allora mi ancoro ossessivamente alla piccole cose o perchè sento che le persone che mi circondano sono poco interessate a me, al mio mondo, al mio sentire? Oppure è solo perchè ho millemila cose da fare e altre millemila idee, sensazioni, pensieri, progetti che vorrei non dico mettere in pratica, ma almeno approfondire oltre ad un: 'ciao, sono questa nuova idea....' -'Ah, ciao, sì, interessante, ma ne parliamo più tardi...'
Un po' tutto questo. Un delirio.
..ecco, vorrei, vorrei veramente (dovrei? sul serio?...) riuscire a vivere un po' più leggera in questo periodo. Perchè le cose da 'dover' fare ci sono, è innegabile, ma non dovrebbero avere sempre il posto più importante. Non dovrebbero soffocare i vorrei o i voglio e la creatività, che sia mentale o pratica. 
Allora penso che vorrei uscire a fare una passeggiata e respirare, e immergermi in questa bella giornata di fine estate, accarezzata da un vento sbarazzino.
Vorrei dormire tutto il pomeriggio senza sentirmi in colpa. 
Vorrei comprarmi quel bel libro di cucina pieno di foto e pensieri, libro che ho puntato mentre curiosavo in libreria e che so si adatterebbe alla mia anima, l'ho capito solo guardando la foto in copertina...
Vorrei un nuovo paio di scarpe col tacco, perchè i tacchi si adattano ai miei momenti di confusione e mi equilibrano la mente...
Vorrei riuscire a staccare la spina, almeno una volta al mese...

sabato 22 agosto 2015

Cambiamenti, profumi nuovi e antichi...

...tempo di cambiamenti...
...dopo il caldo torrido delle scorse settimane che aveva annullato qualsiasi ambizione vitale, creativa o di pensiero, passiamo nel Regno di Mezzo e transitiamo delicatamente verso l'autunno, la stagione del cuore, del sentire, della dolcezza malinconica...
... dopo il tempo degli insetti notturni e delle falene che svolazzavano allegramente attorno alla lampada del portico, passiamo a delle specie di api giganti (che api non sono perchè di notte dovrebbero dormire... saranno forse vespe?) o comunque loro parenti, enormi, inquietanti e apparentemente impossibilitate a vivere lontane dal mio portico, le sento ronzare in lontananza e la cosa mi disturba... mi spaventano, come le api loro parenti e i bombi loro cugini  e gran parte dei loro amici appartenenti alla vasta famiglia degli insetti... 
... dopo una fase in un certo senso 'mistica' delle origini di questo blog, passo a una fase più domestica e casalinga... mi sono forse addomesticata? (Diario di una Sibilla Domesticamente Moderna? ...)...
... non lo so... e non mi interessa ... mi limito ad osservarli e ad accoglierli, questi cambiamenti. Come fossero piccoli doni ( a parte le api giganti...). Forse quando si cambia vuol dire che una parte di noi è già pronta a seguire nuove strade, ad imparare nuove cose, ad evolversi, ad esplorare nuovi mondi, interiori e non...
... mi turba di più il non essere intimorita da questo mio sentire, del resto io sono stanziale, non sono mai stata una viaggiatrice (se non nel pensiero...) . Solo la mia anima è nomade, tutto il resto di me ha radici profonde nelle mie cose, nelle mie stanze quasi... 
...ma in questo momento il cambiamento è come il vento in riva al mare, porta profumi nuovi e antichi, porta idee e immagini e voglia di fare e solo il timore che il tempo sia troppo poco... 

lunedì 8 giugno 2015

La stagione della madeleine...

...quasi un anno di silenzio... 
a volte la vita ti assorbe, ti prende nel suo vortice di impegni e piccole cose quotidiane e resta poco spazio, pure per pensare... 'ed è subito sera', come nella famosa poesia...
.senza nemmeno accorgersene, ti ritrovi alle dieci di sera e, con quel minimo di energia che rimane, pensi di poter fare ancora chissà cosa... e invece è una grazia del Cielo se riesci a trovare la strada del letto ancora cosciente!
...vabbè, ma è così... pure questo fa parte del gioco...

...riflettevo, in questi giorni, mentre facevo almeno 3 cose contemporaneamente, che quest'anno la mia stagione della madeleine di proustiana memoria è questa, questo principio di estate inaspettatamente caldo...
La stagione della madeleine la chiamo, perchè la luce, gli odori, quello che mi circonda, tutto mi riporta inconsapevolmente e con forza indietro nel tempo, senza nostalgia... ma con una sorta di curiosità a ritroso, un andare a rivedere com'ero, cosa facevo, le mie sensazioni di allora... 
quest'anno, tra l'altro, la cosa mi ha colta in anticipo e alla sprovvista, di solito mi capita in quel periodo di passaggio tra l'estate e l'autunno, quando le ombre iniziano ad allungarsi quasi impercettibilmente, un periodo che mi assomiglia molto di più del sole sfrontato ed irriverente dell'estate... ma tant'è... le cose cambiano, le persone cambiano aspetto e sensibilità, e quindi quest'anno scivolo piacevolmente sull'onda dei ricordi lontani...  

...mi sono spesso chiesta, in quest'anno di silenzio, come mai non avessi più parole da dire... me ne sono fatta una colpa, un peso Era un pensiero fastidioso nascosto lontano... non che io abbia da dire chissà che di così fondamentale per il genere umano, qui è spesso stato piuttosto un fermare nel tempo pensieri che altrimenti si sarebbero persi nel mare della quotidianità. Persi per sempre. Un po' un peccato perchè a volte certi pensieri fanno riflettere e possono modificare il corso delle cose, anche solo i punti di vista... però stasera i pensieri hanno ricominciato a fluire liberi e capricciosi, portati da un vento che non so mai quando arriverà e se sarà impetuoso o una semplice brezza, leggera come una carezza... 
...è che la vita ti cambia, a volte ti modifica i contorni senza che tu nemmeno te ne accorga.