mercoledì 26 gennaio 2011

le domande di un funambolo

...ci sono degli equilibri all'interno di ogni gruppo di persone, familiare o lavorativo, o di amicizia; equilibri che sono come fili invisibili sospesi... alcuni sono molto vecchi e, per quanto logori, sono pur sempre resistenti; e quelli nuovi, come si creano, a quale sostegno si legano?
..è forse l'abitudine, che costruiamo giorno per giorno, che tiene in piedi un dato equilibrio o il conoscersi, oppure la necessità di mantenere un certo ordine affinché il gruppo proceda compatto?
...e si può davvero inserirsi all'interno di un gruppo che già possiede una propria stabilità senza alterare la tensione dei fili? Senza piombare giù per aver messo un piede in fallo?
se mi inserisco qual è il mio ruolo? divento un altro funambolo che passeggia sul filo teso, con nuove evoluzioni o sono semplicemente un ulteriore filamento che si attorciglierà alla fune? potrò decidere io quale ruolo ricoprire o saranno gli altri che camminano con me a darmi il ruolo che mi spetta?
e qual è la virtù di un funambolo? il passo leggero o l'essere cauto?
o semplicemente la conoscenza di sé, del proprio peso e di quello dei propri movimenti e il saper prendere decisioni per sé valutando in tempo zero quale sarà la conseguenza di ogni suo passo, per mantenere il suo equilibrio, quindi la sua stabilità, quindi la sua vita.
...e poichè se chi cammina su un filo cade, il filo si muove e rischia di far cadere anche gli altri che camminano con noi, forse è il caso stasera di pensare a me, al mio peso e a quello delle mie azioni e reazioni, in una parola al mio equilibrio, per preservare quello degli altri...

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